Libro erotico al tatto – nuovo formato

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Stamattina ho impaginato e confezionato 4 libri per E-Reader.
Quando il lavoro (manuale) è terminato, e il prodotto gira bene sul lettore, si prova una bella soddisfazione. Non ci vuole una grande maestria per impaginare un libro, è una cosa che si impara in poco tempo. La vera meraviglia è la generazione delle copie successive, che è facile e veloce, e, soprattutto, è alla portata di tutti e di ogni tasca – il costo è trascurabile.
Tanto, tanto tempo fa, chi sapeva scrivere era anche uno scrittore. Di più, saper scrivere era tenuto in gran conto. Chi padroneggiava la tecnica levitava alle altezze esoteriche frequentate da maghi e sacerdoti. Chi, invece, dettava il contenuto, la persona oggi tenuta in gran conto – l’autore del pensiero – aveva una posizione marginale, la stessa posizione che ai giorni nostri hanno quegli scienziati in erba che sanno, per esempio, a quanti minuti (e secondi) corrispondono 130 secondi, ma non sanno applicare la stessa formula a 15543 secondi. E quando ricorrono alla calcolatrice hanno un risulto sballato, perché la calcolatrice ragiona con una base diversa. Anche in questo caso, saper scrivere è più importante di saper pensare.
Tanto e tanto tempo fa, anche per procurarsi il supporto (la tavoletta, la pergamena, la carta, eccetera) bisognava trovare un mecenate (un finanziatore). Insomma, realizzare un singolo esemplare era davvero un’impresa economica di un certo rilievo. Da ciò derivò quell’abitudine a considerare il libro (o il quadro) come un oggetto di culto.
Oggi, questo culto è del tutto ingiustificato, a maggior ragione in un periodo in cui il libro è duplicabile a ufo. Nessuna ricompensa, nemmeno l’evidenza che anche i poveri possono accedere al verbo, è in grado di lenire la ferita per la perdita d’aura dell’oggetto sacro.
I cultori del libro raccolgono in biblioteche, dall’aspetto di vere e proprie cappelle private, pile e pile di libri di carta (anche antichi o introvabili), ma gli oggetti raccolti non sono in grado di placare il dolore per la perdita del vero oggetto sacro.
Oggi, saper scrivere e saper impaginare un libro e renderlo disponibile per il pubblico (distribuirlo) è alla portata di tutti – senza eccezione. Una vera liberazione per quelli che, dando importanza all’autorialità e al pensiero secco, aspettavano da eoni di disfarsi del corpo materiale del libro per contrarre la potenza del pensiero in un punto – la propria mente – e realizzare una sorta di big-bang all’incontrario. E invece non è andata così – a parte qualche eccezione (McLhuan).
Per chi pensa con la propria testa non c’è cosa più importante di un oggetto (sacro – cos’altro è il sacro!) che definisca i confini dell’autorialità. Per questi benedetti e pii confratelli, i confini definibili e fissi –  le gerarchie – sono tutto, sono la vita stessa.
Per farla breve, ci vogliono biblioteche di campagna, presentazioni di campagna, circoli di esperti e libri di carta con codice certificato (ISBN), ci vuole una certa rarefazione prefabbricata, e un pubblico di babbei da ammaestrare – sennò la libido non scende dal dotto deferente verso la sacca scrotale, e l’interesse rimane floscio.

 

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