Caddi come corpo morto

amore

L’amata libertà del liberismo è quella del libero mercato, e dice che ogni singolo, se lasciato libero, troverà da sé la soluzione ottimale, e questa soluzione andrà bene per lui e per tutti gli altri. La sacrosanta libertà del mercato (dei romantici e di Agamben) è questa cosa qui. Poi c’è la libertà del funzionario organico, non necessariamente di partito, che è convinto che la collettività funzioni come un organismo, le cui membra sono gli individui, e che per andare avanti bisogna coordinare il movimento di una gamba con quello dell’altra. Altrimenti si rischia di farsi istallare le pastoie che si applicano ai ciucci.
Se non sai camminare da te, dice il funzionario organico, e in più metti a repentaglio la vita di chi ti sta vicino, è bene che qualcuno programmi la tua mobilità.
In una sorta di disturbo bipolare, le stesse persone, a giorni alterni, ma ciò dà la misura della sofferenza che stiamo vivendo e della portata di ciò che accade, le stesse persone oscillano da una posizione all’altra. Noi compresi. Questa oscillazione non è il segno di una malattia o di una debolezza della personalità. È il segno che siamo di fronte a qualcosa di inedito, e la decisione è libera, non è guidata da niente. Questa è la libertà, fatevene una ragione.
Tutti quelli che hanno la soluzione in tasca, e dicono, per esempio, Siamo in uno stato totalitario, Siamo guidati da incapaci, La scienza non ci capisce una mazza, Gli scienziati sono confusi, La statistica deve andare a farsi fottere, Volgiamo indietro la nostra libertà, Lo Stato deve intervenire con più decisione, eccetera, semplicemente, queste persone sono prigioniere del loro passato, sono ostaggi della storia, e non riescono a decidersi, non sanno più nemmeno cosa significhi decidere. E decidere, quando si tratta di decisione vera e propria, significa trovarsi proprio in quello stato che appare, ve lo giuro, come un vero e proprio stato di paralisi, di indecisione. Se decidere fosse facile, o fosse un mero atto di volontà, ve l’assicuro, non si tratterebbe di decisione vera e propria, si tratterebbe dell’applicazione di una routine, di un programma, anche di un programma elettorale o di un programma di una macchina calcolatrice. Se qualcuno, magari il primo ministro italiano, mostra poca sicumera, rapportato, che so, a un Boris Johnson o a un Donald Trump, è perché il primo ministro italiano, forse, sente il peso del momento, sente gravare su di sé l’avvenire di una moltitudine di persone. E non servono spalle larghe e muscoli d’acciaio, perché qui non si tratta di affrontare un nemico come in guerra, qui si tratta di guardare in faccia l’ignoto e decidere, cosa che le persone miti e gentili sanno fare meglio e con più coraggio ed efficacia degli sbruffoni.

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