Il Clitoride di Hegel

femministe

Il termine «Clitoride» appare in Francia nel XVII secolo e si diffonde in tutta Europa attraverso anatomisti italiani e inglesi, determinando la scomparsa definitiva del temine «Landica».
Nel dizionario di Cotgrave del 1611 «Clitoride» è una «A woman’s Priuities». Nel dizionario di P. Richelet (Dizionario Francese, 1680) è «Carne che è in alto e dentro le labbra della matrice». La stessa definizione si trova nel Dizionario Universale di A. Furetièr (1690), per il quale «Clitoris è il nome che Falloppio ha dato a una piccola cannula che è posta sul davanti della vulva. Essa ha due legamenti e quattro piccoli muscoli e un glande coperto d’una pelle delicata, come un prepuzio. Qualcuno la chiama verga femminile. Talvolta la si asporta con operazione chirurgica quando è troppo esterna.»
La prima edizione del dizionario dell’Académie française appare nel 1694. Nell’edizione del 1972 (4° edizione) la Clitoride è una «Piccola parte di carne tonda che è posta in alto nelle parti naturali della femmina». Nell’edizione del 1835 (6° edizione), Clitoride è un «Piccolo organo di carne, di forma tonda e allungata, che è posto in alto nelle parti naturali della femmina e di tutte le femmine degli animali quadrupedi». Nell’Ottava edizione diventa un «Piccolo organo di carne, di forma tonda e allungata che nella femmina è posto all’entrata della vulva».
La consultazione di dizionari francesi più recenti, scrivono Lepidi e Di Marino*, mostra che la definizione di  Clitoride non è realmente progredita. Nel dizionario Larousse del 2013 (Petit Larousse, Larousse de la Langue Francaise) Clitoride è un «Piccolo organo erettile situato nella parte superiore della vulva». Nell’Hachette 2013, si trova la stessa definizione del Larousse.
Nei dizionari inglesi recenti, dicono Lepidi e Di Marino, la definizione è diversa. Nell’English Dictionary del 2013 dell’Università di Cambridge, Clitoride è un «Piccolo organo sopra la vagina che può dare a una donna piacere sessuale quando è toccato». Sfortunatamente, commentano Lepidi-Di Marino, la localizzazione dell’organo non è accurata e il carattere erettile non è menzionato. Mentre la definizione del Dizionario dell’Università di Oxford, dicono, è perfetta. Il Clitoride è «una piccola, sensibile, erettile parte dei genitali femminili, all’estremità anteriore della vulva». Anche nei dizionari di inglese contemporaneo, dicono, si trova una buona definizione: «Piccolo organo nella parte anteriore della vulva, che è il centro delle sensazioni sessuali nella donna».
C
om’è definita la Clitoride nei dizionari italiani?
Intanto, c’è un
a questione di genere. Perché in italiano «clitoride» è sia sostantivo maschile sia sostantivo femminile.
Stando al Google books Ngram Viewer,
il Clitoride (maschile) ha avuto una certa fortuna a metà del Settecento e a inizio dell’Ottocento. Ha conosciuto un tracollo che è durato sino al 1968, quando ha iniziato a mostrare segni di ripresa; ripresa modesta che si è accentuata a partire dal 1992. La Clitoride (femminile), invece, ha conosciuto un uso vasto per tutto l’Ottocento. Nel 1968 ha avuto una notevole impennata, durata sino al 79, quando è iniziato un lieve calo.
Per il Grande Dizionario italiano Online Hoepli Clitoride (s.f. o m. pl. -di), è un organo erettile esterno dell’apparato genitale femminile situato nella parte anteriore della vulva.
L
a definizione del Dizionario Garzanti online è pressoché identica a quella dell’Hoepli: «Organo erettile dei genitali esterni femminili, situato nel punto di congiunzione delle piccole labbra.»
L
a definizione davvero sorprendente si trova nel Dizionario Online Treccani: «Organo erettile femminile impari e mediano, omologo al pene virile, però rudimentale, situato nell’angolo anteriore della vulva.»
La Treccani – come si legge sul sito – è un
Istituto riconosciuto quale ente di diritto privato di interesse nazionale e istituzione culturale (l. 123/2 aprile 1980). La legge 123 del 1980, all’art. 1 stabilisce che A decorrere dal 1 gennaio 1980 le istituzioni culturali elencate nella tabella, di cui al secondo comma del presente articolo, sono ammesse al contributo ordinario annuale dello Stato nella misura indicata nella tabella stessa”, e all’art 2 afferma che “Il Ministero per i beni culturali e ambientali esercita la vigilanza sulle istituzioni culturali di cui al primo comma”.
I
nsomma, il Dizionario è compilato da studiosi della lingua italiana, i quali, per ricevere il contributo, devono impegnarsi (art. 1 della legge) 1) a svolgere servizi di rilevante valore culturale; 2) a svolgere e promuovano attività di ricerca.
S
i tratta di un ente pubblico a tutti gli effetti. Questo non vuol dire che siccome è pubblico svolge male il suo compito; che è un carrozzone in perdita, eccetera eccetera.  Nel 2015 (stando alla relazione della Corte dei Conti, pubblicata dal Senato ), l’Istituto ha conseguito un utile di € 443.570 – un dato di tutto rispetto, se confrontato con quello dei diretti competitor.
Per quanto riguarda il web – si legge sempre nella nota della Corte – i risultati conseguiti dal Portale www.treccani.it sono di forte impatto: il sito si trova nella classifica dei Top 500 siti italiani (posizione 215 nell’anno 2015, rispetto a 203 nell’anno 2014 e 1.826 nell’anno 2010), ed è il secondo sito a carattere enciclopedico (dopo Wikipedia), con circa 450.000 utenti unici quotidiani (dato in continua crescita); le sessioni annuali complessive sono passate da 107.820.415 (gennaio-dicembre 2014) a 126.031.021 (da gennaio-dicembre 2015), con un aumento del 17 per cento; le visite effettuate da smart-phone e/o tablet hanno toccato il 52 per cento, rispetto al 45 per cento del 2014; il magazine e le newsletter raggiungono 240.000 utenti; i follower su Twitter sono 129.000 (124.000 nel 2014), 253.000 i fan su Facebook (erano 64.000 nel 2014) e circa 1.000.000 sono i prelievi di documenti (download di App ed Ebook), rispetto agli 800.000 del 2014.
Nel board dell’Istituto siede la solita gente – si tratta sempre di un carrozzone pubblico. Nel consiglio scientifico, invece, si trovano persone di tutto rispetto, professori con cattedre da ordinario in Italia e all’Estero: Luciano Canfora, per esempio, Carlo Ossola (professore al Collége de France), Gianfranco Pasquino (accademico Lincei), Gilles Pecout (ENS Parigi), Alberto Quadrio Curzio, Luca Serianni – solo per fare alcuni nomi.
Nonostante tutta questa scienza infusa, quella del Treccani è, senza ombra di dubbio, una definizione Fallocentrica e Teleologica.
Più
di un secolo di femminismo – in tutto il mondo, anche in Italia – alla Treccani non ha mosso niente, niente. I termini sono gli stessi che usava l’idealismo di Hegel. Quando Maurizio Ferraris dice che in Italia ha dominato e domina ancora l’idealismo, non si sbaglia. L’idealismo vive ancora in queste voci di vocabolario, che nessuno cassa – penso a Luca Serianni, che ci fa la predica sull’uso del c’ho e del c’ha; penso a Gianfranco Pasquino che al programma di approfondimento del telegiornale suda sette camice per spiegare in 31 secondi i pregi del collegio uninominale con o senza preferenza. Tutti questi emeriti professori del comitato scientifico cosa fanno, lo consultano il dizionario, cassano qualche voce? Può darsi che Clitoride sia un lemma secondario, di poco o scarso valore, una parola di nessun interesse, paragonata, che so, a resilienza, a frame, a outfit, a truck show, emoji, phubbing geek, geek, chic girl, crush pixie, cut digital, detox, Double denim, Jorts, cosplay, Cam girl, Confettata, soft butch, Decostruzione, Reflazione, queer teory, LGBT, Donut, Meet up, Speed date, eccetera.
Il termine Fallocentrismo è identico al più noto Eurocentrismo.
Per Eurocentrismo bisogna intendere (copio e incolla dell’enciclopedia Treccani) la «tendenza a considerare l’Europa come centro politico, culturale ed economico del mondo, sia nel senso dell’egemonia nella politica mondiale (e in tal senso l’e. fu di fatto superata dopo la Seconda guerra mondiale) sia sul piano culturale, muovendo dal presupposto – dichiarato o implicito – di una sostanziale superiorità della civiltà europea (o occidentale in genere), e giudicando le altre culture e civiltà sulla base di tale criterio, e dunque della loro coerenza con principi e valori affermatisi nella storia europea. Questi ultimi sono in qualche modo assolutizzati e di fatto non più considerati come relativi e storicamente determinati. In tal senso l’e. ha svolto un significativo ruolo di supporto sul terreno culturale nell’epoca del colonialismo e in quella dell’imperialismo. Nel 21° sec. esso rischia di riproporsi, sia pure in forme nuove, nel confronto con le altre culture e civiltà favorito dalla mondializzazione.»
Insomma, l’Eurocentrismo è servito all’Europa per spacciare l’Idea – falsa – di una presenta superiorità della civiltà europea nei riguardi delle civiltà di altre regioni del mondo, per esempio l’Africa, e a legittimare e giustificare il colonialismo e/o l’annichilimento di culture native (si pensi alle Americhe).
Il Fallocentrismo è l’idea della superiorità dell’Uomo rispetto alla donna. All’inizio c’era l’idea di Uomo (Genesi, 1,26-27), poi l’idea si è incarnata, e dalla carne venne tolta una costola (Genesi, 2,18-23), e dalla costola – non prima dell’imposizione dei nomi agli esseri viventi – dalla costola, impastata seguendo il progetto-uomo, si ricavò la donna; l’uomo disse: Va bene, mi piace, la chiamerò donna.
N
ell’Enciclopedia delle scienze filosofiche in compendio, Hegel non si scosta minimamente dalla Bibbia. Quando affronta il Rapporto sensuale, nota che per via dell’originaria identità della formazione, alla base degli organi genitali maschili e femminili sta il medesimo tipo. Il tipo sessuale originario è bisessuale. Poiché all’origine maschio e femmina hanno lo stesso tipo, in entrambi si trovano le stesse disposizioni di organi. Solo che nella femmina si trova necessariamente l’indifferente, mentre nel maschio si trova lo sdoppiamento, l’opposizione. La Femmina è materia, è animale, è desiderio. Anche l’uomo è materia, desiderio, eccetera. Ma l’uomo è anche Negazione, Sublimazione, Trascendenza, Spirito, Soggetto, Rivoluzione, Idea. [Quando si parla della femmina in termini di maggiore sensibilità, di maggiore prossimità alla vita, o alla natura (magari perché è matrice e betoniera), attenzione!, si riproduce questo stesso modello idealista]
Negli animali inferiori,
scrive Hegel, questa identità compare nel modo più sorprendente: In alcune cavallette (per es. Gryllus verruccivorus) i grandi testicoli, costituiti da vasi arrotolati in fasci, sono simili alle ovaie altrettanto grandi, consistenti di ovidotti similmente arrotolati in fasci. Anche nel maschio del tafano i testicoli non sono soltanto formati nei loro contorni interamente allo stesso modo delle ovaie più spesse, più grandi, ma consistono di vescicole quasi ovali, allungate, morbide che con la loro base si ergono sulla sostanza del testicolo, come l’uovo in una ovaia. La scoperta dell’utero femminile nei genitali maschili ha presentato le maggiori difficoltà. Per inesperienza, dice Hegel, si è preso per utero lo scroto, mentre invece proprio i testicoli mostrano decisamente di corrispondere all’ovaia femminile. All’utero femminile corrisponde piuttosto nel maschio la prostata; l’utero scade nel maschio a ghiandola, universalità indifferente. L’ha mostrato molto bene Ackermann nel suo ermafrodito, che ha un utero insieme alle altre formazioni maschili – dice Hegel; ma quest’utero non soltanto si trova al posto della prostata, ma i dotti eiaculatoti (conduits éjaculateurs) passano anche attraverso la sostanza di esso e nella crista galli si aprono nell’uretra. Le labbra femminili della vulva sono gli scroti contratti: perciò nell’ermafrodito di Ackermann erano riempite da una formazione testicolare. La linea media dello scroto infine nella femmina è scissa e costituisce la vagina. In tal modo si comprende perfettamente la trasformazione di un sesso nell’altro. Come nel maschio l’utero scade a semplice ghiandola, così, al contrario, nella femmina il testicolo maschile rimane chiuso nell’ovaia, non viene fuori nell’opposizione, non diventa per sé come cervello attivo e il clitoride è il sentimento inattivo in generale. Nel maschio abbiamo invece al suo posto il sentimento attivo, il cuore che si gonfia, il riempirsi di sangue dei corpora cavernosa e delle maglie del tessuto spugnoso dell’uretra; a questo riempimento di sangue [attivo] maschile corrispondono poi nella femmina le mestruazioni [passive]. La ricettività dell’utero, come rapporto semplice, in tal modo nel maschio è scisso nel cervello produttivo e nel cuore esterno. Il maschio dunque, attraverso tale distinzione, è il lato attivo, la femmina quello ricettivo, poiché essa rimane nella sua unità non sviluppata.
Al gradino più basso della scala della vita, nella vita vegetale o animale, si è incapaci di una «differenza da sé», di porre il negativo –
dice Hegel. Si rimane natura. La donna non si differenzia da sé in quanto è natura, è più vicina alla natura, alla pianta, all’animale [grugnisce e gode, come la scrofa, senza ragionare, senza cervello, per desiderio ferino; si piega, succhia e squittisce, come la zoccola, senza trasporto, senza pensiero – d’istinto; si lascia sdraiare o si piega, e bela e canta come la pecora – fa, mossa dall’appetito], mentre l’uomo è più in alto nella scala. La differenza sessuale riproduce l’opposizione gerarchizzata della passività all’attività. Hegel determina spesso, espressamente, la Ragione come Attività [Derrida, Glas].
La femmina umana che [Derrida, Glas] non ha sviluppato la differenza o l’opposizione, si mantiene più vicina alla pianta. Il clitoride è più vicino al Crittogame delle piante.
[L’uomo esce da sé, si reifica nella donna, che è materia, e si rigenera, si riproduce, ritornando a sé, ritornando all’origine; il circolo si chiude, nel figlio rivive il padre, nel figlio c’è il padre, il padre si divide in padre e figlio, lo sperma investito porta lo spirito del padre che penetra la donna – pura materia, supporto inerte, pianta – e si ri-leva, si ri-genera, ritorna come capitale maggiorato del frutto].
Lo spirito o Dio si auto-genera o si auto-insemina naturalmente, non tollera la differenza sessuale. Si dissemina per finta [se si disseminasse per davvero, il seme andrebbe alla deriva con la madre, non tornerebbe al padre, o, se tornasse al padre, tornerebbe – o potrebbe tornare – alterato, imbastardito, ex-propriato]. In questa finta è immortale. Come la fenice [Derrida, Glas].
L’Aufhebung della differenza sessuale – dice Derrida – è, manifesta, esprime – strictu sensul’Aufhebung stessa in generale.

* Lepidi-Di Marino, Anatomic Study of the Clitoris and the Bulbo-Clitoral Organ, 2014

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